Tribuna congressuale/Orgoglio del nostro passato, sensibilità verso il futuro

Un punto di riferimento per la cultura laica

di Widmer Valbonesi

Purtroppo il mondo repubblicano è troppo ricco di quelli che Ugo La Malfa chiamava "i pensatori giornalieri". Leggono un giornale, fanno loro le posizioni di questo o quel personaggio politico, e subito ci costruiscono sopra una strategia politica per il Pri. Naturalmente, visto che l’interesse di quei personaggi esterni aveva solo natura tattica, legata a fortune personali, i "nostri " si trovano sempre in mezzo al guado. Prima hanno teorizzato che il bipartitismo era imminente e che attardarsi a difendere un simbolo era solo onirismo puro. Poi hanno sostenuto che il bipartitismo era impossibile, visto che aveva prodotto un sistema tarato sulle estreme, e allora si è spolverata l’ineluttabilità del bipolarismo. Poi, siccome il bipolarismo produce guasti e un astensionismo di un terzo dell’elettorato , allora si pensa ad un triangolo con Casini e Rutelli, che dovrebbe delineare il centro, attrattiva irresistibile per Fini e Montezemolo.

Quando si scopre che Berlusconi vince anche contro la teoria dei due forni di Casini - e che il bipolarismo si è squagliato perché sia Pdl che Pd sono abortiti ancora prima di nascere - i nostri pensatori giornalieri sperano che Fini diventi liberale, scoprono che Casini, appena Fini si smarca da Berlusconi, è attratto fatalmente dal Cavaliere e gli offre una sponda che allenti la morsa Bossi - Fini. Naturalmente lo fa votando provvedimenti in Parlamento, passando dal governo delle opposizioni al governo tecnico, ma, esauritasi la politica dei due forni per le regionali, Casini insegue un suo percorso.

I nostri, col sedere in mezzo al guado, allora pensano che la ricetta De Benedetti sia la migliore per il paese e che il nostro approdo diventi la sinistra. In tutto questo non c’è nulla di pensiero politico e tantomeno c’è respiro, c’è solo piccolo cabotaggio tattico, un’enorme presunzione di contare, montando e smontando alleanze virtuali, ma soprattutto non c’è il futuro del Pri e del paese.

Dovendo giustificare la centralità di Casini e Rutelli, qualcuno ha scomodato il raffronto con Nick Clegg. La differenza è molto sostanziosa, intanto i liberali inglesi portano avanti la loro battaglia da decenni col loro simbolo pur in presenza di un sistema che li penalizza, ma, una volta determinanti per governare il paese, cosa che Casini non può fare negli equilibri attuali, stanno ponendo alcune condizioni fondamentali per parteciparvi: ad esempio l’Europa e la riforma proporzionale.

Mi rendo conto che il raccontare queste battaglie a chi ha scommesso sul carattere ineluttabilmente bipartitico del sistema politico italiano, andando a sinistra e poi a destra e poi al centro e poi fuori, e che ancora non vuole congressi a tesi ma congressi di linea politica, può far apparire questi contenuti (l’Europa e il sistema proporzionale) come cose banali. Ma se Clegg le ottiene, saranno una vera rivoluzione per gli inglesi. Noi siamo a uno stadio pre - politico, dobbiamo definire in un congresso aperto la nostra identità di partito moderno che vuole trasformare le divisioni provocate dal bipartitismo con un rinnovato patto costituzionale repubblicano. Individuare quattro, cinque argomenti di interesse generale cui allocare le risorse strategiche del paese. Essere un punto di riferimento credibile per quella cultura del repubblicanesimo, laico liberale e democratico che è l’unica che può portarci fuori dalle logiche dell’immobilismo finanziario, del mercato selvaggio, degli sprechi corporativi e caritatevoli degli eredi del cattocomunismo.

Per fare questo occorre recuperare tutte le forze repubblicane in un congresso aperto al contributo di tutti coloro che chiederanno di partecipare, occorre avere grande senso di responsabilità e disponibilità al rinnovamento, non offendendo chi è rimasto o chiudendo le porte a chi se ne è andato, ma lasciando al merito, alle idee, alla dialettica, il compito di fare scelte di merito verso i migliori. La sintesi si può trovare, se si abbandonano le logiche delle amicizie, delle crociate, delle accuse di cesarismo a chi dirige senza mai spostare una paglia per creare un evento. Occorrono un grande orgoglio e una grande sensibilità, l’orgoglio del nostro passato e la sensibilità verso il futuro che è fatto di impegno di giovani, ma anche di pareri dei saggi, di tolleranza e grande determinazione, di organizzazione e di pazienza, di pochi onori e grandi oneri … ma questa è la nostra storia.

Può non essere il nostro destino, ma dipende da noi elevarci sopra le miserie dei risentimenti, delle gelosie, e fare, fare, fare: solo così possiamo, anche contando su strumenti nuovi come internet, dare l’idea che abbiamo una storia antica e un progetto moderno. "Cazzeggiare", schierarsi con gli amici e non con le tesi, è più facile di studiare e proporre rimedi; ma volere bene al Pri, al suo simbolo, alla sua storia, sempre e comunque, significa essere mossi dal dovere di dare molto, a volte senza ricevere nel contingente grandi onori.

I repubblicani non hanno bisogno di schierarsi, sono autonomi. Ed è l’autonomia e il senso dell’interesse generale delle nostre tesi ciò che esprime cultura di governo anche stando all’opposizione, e quindi la linea politica.